Come antidoto agli orrendi addobbi natalizi che si moltiplicato a vista d’occhio nelle città, nei paesi, nelle campagne, tra le dune, tra i pinguini… pubblichiamo il racconto completo delle avventure del figlio di Babbo Natale. Fateci sapere. Buona lettura.
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LE AVVENTURE DEL FIGLIO DI BABBO NATALE
1 – ANTEFATTO, LUOGHI, PERSONAGGI, CIRCOSTANZE
Caro Figlio, causa le mie instabili condizioni di salute e la mia veneranda età, per il prossimo ed imminente Natale, in via del tutto eccezionale, affido a te il mio grave lavoro, nonostante tu non abbia ancora raggiunto l’età prevista per l’adempimento di tale compito. Non preoccuparti che emanerò in tempo un decreto apposito, che anche quelli tra i più saggi degli elfi non mi potranno rifiutare.
Presto mi rimetteranno dall’ospedale Natale, così mi ha assicurato il primario elfo, e finalmente ci rivedremo. Ti abbraccio fortissimo.
Tuo,
Babbo Natale
* * *
Così ebbe inizio la notte di Natale tra le più strane che la storia ricordi, in un epoca lontana lontana, naturalmente in una notte buia e tempestosa.
Il regno di Babbo Natale, come molti sanno, è una monarchia assoluta, dove Babbo è l’immagine, corpulenta, di Dio sulla terra, un regno così lontano dal mondo di noi comuni mortali che né cristiano né ebreo né musulmano vi ha mai messo piede, dove Babbo regna sovrano incontrastato e incontrastabile, coadiuvato da un consiglio di dodici saggi elfi, custodi del diritto consuetudinario elfico, il più solido mai esistito, che Babbo è solito apostrofare in segreto o in famiglia con la frase raffinata seguente: »bastardi elfi abitudinari«. Leggende antiche narrano che chi si è avventurato da quelle parti, tra la Scandinavia e il Polo Nord, dove iniziano i ghiacci spessi e perenni, non ha mai più fatto ritorno. Già al tempo di Assiri e Babilonesi si vociferava con invidia di questa monarchia inossidabile, della dinastia dei Natale, basata su un solido nucleo famigliare, che aveva sempre, per tutti i secoli fino ai giorni nostri, assicurato un erede maschio e veramente degno successore, assennato e avvezzo ad amministrare il regno. Non sono noti per di più avvenimenti come ribellioni o rivoluzioni. Fatto davvero meraviglioso, tanto che perfino il grande Tucidide scrisse che, nel considerare quel caso, si trovava finalmente una controprova al proverbio, tanto in voga tra gli Ateniesi a lui contemporanei, per cui »non tutte le ciambelle vengono col buco«.
Così per millenni e millenni, dalle piramidi all’era dei computer, si sono succeduti generazioni di Babbo Natale, Mamma Natale, Figli Natale. Come molti di voi avranno già notato, i nomi della dinastia regnante non brillano per fantasia, ma questo è appunto un indice di una solida e consolidata tradizione millenaria, che risale, secondo molti, tra cui Fernand Braudel, all’alba dei tempi.
All’epoca della storia che sta per essere raccontata, Babbo Natale era malato e di conseguenza occorreva che il figlio lo sostituisse. Figlio Natale, per diventare in fretta Babbo a tutti gli effetti per quella notte, ottenuta con difficoltà l’approvazione del decreto da parte del consiglio degli elfi, i dodici saggi elfi, tutti dai millesettecentottantanove anni in su, legatissimi al complesso codice – a quell’epoca della nostra storia era stato già scritto – del diritto elfico.
Il codice di diritto elfico una volta era compreso nel Corpus Iuris Civilis di Giustiniano, ma quella parte venne bruciata da Teodora, sua moglie, in una notte di follia e orge.
Figlio Natale, ottenuto il permesso eccezionale di andare in giro di notte con le renne alla tenera età di centoventicinque anni, anziché di centotrentuno come stabilisce il codice elfico, non restava che una cosa da fare. No, non trovarsi una donna che diventasse Moglie Natale, non c’era il tempo, ma più semplice ed evidente: ingrassare.
2 – FIGLIO NATALE: CARATTERE, ATTITUDINI, GESTA
Figlio Natale, un tipo magro e allampanato, malinconico, poco incline ad intraprendere il mestiere del padre, studiava le Leggi del sacro diritto elfico, diritto slittifero e rennario, diritto dolciario e giuocattolario, ma in cuore amava la pittura e sognava di scappare in Polinesia per poter dipingere come il suo idolo di gioventù, Gaugain. Lo storico Tacito ci informa anche che il ragazzo centoventicinquenne, era un frustrato: le elfe, esperte della vita, dipendenti della Fabbrica del padre, nonostante lui mettesse in atto le sue arti sentimentali, cioè ci provasse sempre, non si concedevano mai, cioé: »la calza di Natale rimaneva sempre vuota«, come recita un antico proverbio elfico.
Una volta si era innamorato, ricambiato, di una giovane elfa, che però aveva preso parte al movimento Palla Di Neve Continua, per ottenere un salario più equo per otto ore massime di lavoro al giorno. Si era sfiorata la rivolta, evitata soltanto dalle abili manovre dei dodici elfi. Il loro amore continuava nonostante la politica, ma scoperto l’affare da Babbo, Figlio era stato costretto a rinunciare. Così rimase un figlio solo, oltre che un figlio unico, il figlio di Babbo Natale. Terminati gli studi entrò in fabbrica, alla ricerca disperata di Delfina, l’elfina graziosa e carina. Non si incontrarono più, e tutta la loro storia andò a monte, anche secondo Senofonte.
Per questo ed altri episodi, ora che era anche costretto ad ingrassare, Figlio Natale coltivava segretamente dei piani ribelli, verso quel mondo natale che non lo aveva mai accettato.
Nel frattempo, sempre più deluso e amareggiato, Figlio Natale imparava i vari mestieri degli elfi, dedicandosi alla pittura alla sera e nei finesettimana. Sapeva intagliare e scolpire legno, pietre varie, modellare la plastica, plasmare i metalli, e tutte le altre abilità che occorrono per costruire la grande risorsa del Paese Natale, il gran regno monarchico millenario: i giocattoli.
Quell’anno in cui Figlio doveva sostituire Babbo, il desiderio dei più, di grandi e piccini, erano prodotti di alta tecnologia: smartphone, tablet, lettori mp3, e-book reader. Non è che non li sapessero costruire, perché anche la Fabbrica Natale, come sostiene Hobsbawn, è rimasta al passo coi tempi. Ma la crisi, incredibilmente aveva colpito anche la monarchia di ferro: calo di lettere scritte da bambini nella casella postale, caselle di posta elettronica intasate, elfi in esaurimento nervoso, mobbing natale e cassa natalintegrazione erano all’ordine del giorno. Ma la notte del 24 dicembre, nonostante tutto, cade inesorabile puntuale e precisa tutti gli anni.
3 – COME EBBE INIZIO QUELLA NOTTE DEL 24 DICEMBRE
La famosa notte del 24, per chi non lo sapesse, si crea una condizione spazio temporale per cui Babbo sente le voci dei bambini buoni e dei cattivi, si ricorda tutte le lettere dei buoni a memoria e col loro indirizzo, e con una tecnica segreta riesce a fermarsi sul tetto delle case, dei buoni solamente, in modo infallibile. Tutto era pronto allora. Figlio Natale, controvoglia obeso, mai veramente accettato dagli elfi, legati al padre e non abituati ai bruschi cambi di situazione per consuetudini millenarie, nonostante tutto, avevano preparato i regali, le renne e la slitta.
»Mi raccomando Figlio, quando torni dobbiamo portare in consiglio la proposta di riforma degli anni di lavoro, vogliamo abbassarli a duemila, e poi la pensione!«
»Maledetti bastardi tappi abitudinari!« pensò dentro di sé Figlio, ormai Babbo per una notte. Rispose: »Ogni cosa a suo tempo: elfo impaziente, tempesta imminente!«.
»Oh, così giovane e già così saggio! Bravo Babbo futuro! Noi stanotte dal radar controlliamo e in caso di assistenza schiaccia il bottone rosso, in caso di raffreddore il bottone viola, in caso di malinconia il bottone fucsia, in caso di mal di pancia il bottone azzurro…« tanti bottoni quanti i cinquemila commi e mezzo del diritto elfico, più o meno, che era solido e stabile, ma anche un gran calderone, come ci informa Cicerone.
Babbo Natale, tornato qualche giorno prima del 24 notte, in stampelle, tre – una a sostegno della pancia -, parlò per una nottata intera col figlio. »Ora vedrai, vedrai che mi riprenderò presto, perché è presto per te, ti ci vuole ancora qualche anno per far il mio mestiere. Senza di noi il mondo avanti non può andare, la gente ci ama, non può stare senza Babbo Natale, la calza di Natale si gode se riempita, non sta bene sul camino rinsecchita. I bambini coi regali, son la gioia delle mamme, e anche dei papà. Ah, mi raccomando di gridare oh oh oh merry christmas! Su tutti i tetti! Perché, figlio mio, è importate che la gente ti riconosca e creda in te!« disse affettuosamente Babbo.
»Ma Babbo, lo sanno tutti ormai che non esisti!« rispose Figlio. »Se, come dicono in giro, Dio è morto, beh, anche tu non stai mica tanto bene, e faresti meglio a goderti la tua vecchiaia!«.
»E poi, insomma, una volta per tutte, io voglio fare il pittore, voglio andare a vivere in Polinesia, a Tahiti! Là ci sono le donne, non come le elfe lì in fabbrica, maledette stronze, tutte maddalene pentite, tutte casa e fabbrica!« – “chiesa” infatti, come scrive Eusebio di Cesarea, non si poteva dire, perché da loro non esisteva.
»Abbi pazienza, caro mio, abbi pazienza! Anch’io alla tua età… vedrai che ti piacerà girare di notte con le renne, è dura ma ne vale la pena!«.
4 – IN VOLO DURANTE LA NOTTE DEL 24 DICEMBRE
L’impetuoso Figlio tuttavia non aveva tutti i torti. Ormai in volo, mentre tutto andava come consuetudine elfica, in uno scatto di rabbia spense il segnale radar. Gli elfi persero le sue tracce e si trovò da solo, con le renne, nel cielo stellato. Ecco che la gente non si preoccupava del mancato arrivo delle renne sul tetto, perché quasi tutti avevano già pensato per conto proprio a farsi il regalo, come lui sospettava. Solo una bambina continuava a supplicare Babbo Natale, inginocchiata ai piedi del suo lettino.
Figlio, anche se per decreto nei panni da Babbo Natale, fece finta di non sentirla. Rotta per la Polinesia! La bimba non smetteva. Pieno di rabbia sempre più, Figlio Natale atterrò nella capitale di Tahiti, Papeete! Dove si sfogò di tutte le frustrazioni subite al Paese Natale in fabbrica per colpa delle tappe elfe e del diritto consuetudinario elfico, millenario, puritano. Figlio il pittore, nuovo Gaugain, trovò piacere, sesso e Tabarin (ne avevano aperto uno anche nella capitale di Tahiti, copia perfetta dell’originale locale da ballo Parigino). Divenne presto famoso Figlio, per il suo grido di battaglia: »Oh, oh, oh, papeeeeeeeeteee!«. Era solito canticchiare: »Renne a pascolare, regali sulla spiaggia, la vecchia vita… mannaggia, la bambina, non smette di chiamare!«.
»Ma se non esistono più i bambini buoni, com’è possibile? Elfo porco!«.
»Adesso basta! vado là e le dico che non esisto! Donne, scusatemi un attimo!«.
5 – COME EBBE FINE QUELLA NOTTE DEL 24 DICEMBRE
Ad un certo punto della notte di Natale, che come ha dimostrato Einstein, è la notte più lunga dell’anno, arrivò a razzo sul tetto della casa della bambina che non smetteva di chiamare Babbo Natale.
»Eccomi! Porco d’un elfo randagio!«. Scese per il camino di quelle casa, una villetta a schiera, di una famiglia abbastanza ricca. »Ma come, boia d’un elfo ladro!« esclamò sorpreso, »non è la solita povera casetta dove son tutti buoni e poveri in canna e c’è un’atmosfera melensa, quella dei film sul Natale che mi hanno costretto a vedere nelle ore di Propaganda Natalizia – stramaledetta ti odio! – ai tempi della scuola! Qui la faccenda puzza!«. Intanto quella bambina continuava a chiamarlo: »Caro Babbo, lo so, Babbo Natale, lo che io non sono una bambina buona, ma mi hanno detto che Gesù è venuto per quelle come me, che non siamo buone e facciamo i dispetti alle nostre compagne di scuola perché hanno la bambola che vorrei io ma la mamma non me la vuole comprare. Io non ho mai ricevuto regali per Natale, cioè, gli altri anni sì, ma sapevo che me li facevano i miei genitori, ma quest’anno è diverso, perché mi sono stufata delle cose finte, e allora ho detto ai miei di non regalarmi nulla, e mi basta che mi vogliono sempre bene e che non litigano mai. Ma io voglio credere che esisti!«.
»Che rottura di maroni!« proruppe Figlio. »Porca l’oca! Io non esisto! E poi, se c’è una cosa che mi manda in bestia, io non sono Gesù adulto! Quella è roba vera, che non mi compete, io mi occupo di giocattoli, Cristo! E io, una volta per tutte, non esisto! Non esisto! Non esisto!« urlò forte, così forte, che la bambina alzò il capo verso il figlio di Babbo Natale.
Il figlio di Babbo Natale guardò a sua volta la bambina in volto. Tornò subito in Polinesia a prendere il regalo per lei.